mercoledì 12 gennaio 2011

muore Benedetto Trani, Artista della fotografia anconetano di origine Pontina

HANNO SCRITTO DI LUI
Benedetto Trani"Benedetto Trani, estroso inventore di tinte e forme, molto spesso gioca coi colori, costruisce immagini secondo linee e punti di luce e di forza che ben poco spartiscono con l'iniziale realtà, o se ne valgono quale punto di partenza per una nuova distribuzione di volumi e di spazi cromatici, sempre sorretta da una tecnica agguerritissima, tale da prestarsi ai tentativi più avventurosi. Non si tratta di imitare la natura o, peggio ancora, di imitare l'arte figurativa (che imita la natura) attraverso interventi manuali in un'operazione chimico-fisica quale è quella della fotografia; qui siamo di fronte a interpretazioni personali, a documentazioni visive che riescono ad evocare qualcosa, a superare il dato tecnico immediato.
Una tendenza, un artista, si giudicano solo sui risultati. In coscienza ci sembra di dover dire che, quando la grazia l'assiste, Benedetto Trani riesce veramente ad aggiungere qualcosa al nostro patrimonio di conoscenze e di emozioni".
Guido Bezzola
"Libero da schemi tradizionali che ancoravano, fino a qualche anno addietro, il fotocolorista ad un'estrema, fedele, arida riproduzione della realtà oggettiva, Trani "crea" le proprie fotografie. Il negativo è per l'autore soltanto il presupposto per costruire in camera oscura, con giochi di colore, con sovrapposizioni, solarizzazioni ed innumerevoli artifici, delle immagini che sovente nulla hanno più da spartire con l'oggetto di partenza. Immagini che provocano in chi le osserva sensazioni nuove e che appagano l'occhio anche dei più esigenti appassionati della fotografia a colori.
Ignazio Fontamara

Benedetto Trani, inquieto, in continuo tumulto, proprio perché trae dall'interiorità la sua forza creativa, scatta e stampa lo "spirito vitale" del soggetto. Una specie di sortilegio: Un segreto, irripetibile, rito magico che è proprio dei veri artisti... '
... L'animus, cioè il temperamento, il carattere esce fuori di getto dal filmato fotografico a colori o in bianco e nero. I ritratti psicosomatici sono netti nel ritratto. Il soggetto si confessa, è lui, con il suo "io", dinanzi al magnetismo dell'artista: risoluzione, timidezza, avidità, ansia, egoismo, freddezza, cortigianeria, ipocrisia, ambizione, vanità, tutto esce, indelebile, nella fotografia sferzante di Benedetto Trani. Ma si, è un colpo di frusta sul viso dell'uomo o della donna : il ritratto è fatto ed il soggetto vi si specchierà, nel senso che riconoscerà se stesso come è in realtà, dentro, non come appare o vuol apparire dinanzi al prossimo. Un'arte, questa, rara per psicologia e resa. Di qui anche il successo della ritrattistica di Benedetto Trani, perché i soggetti quasi mai rinnegano se stessi: sanno che l'artista ha colpito dentro il loro essere e si riconoscono nel ritratto firmato da un talento della fotografia..."
Cesare Baldoni

"Nell'arco della mia carriera professionale ho avuto l'occasione, il piacere e l'onore di lavorare con alcuni grandi fotografi. Un vero fotografo è un professionista che non guarda, ma vede. Ecco, la sottilissima differenza che esiste tra i verbi "guardare" e "vedere" è quella che fa il fotografo. Benedetto Trani fa parte di questa categoria....
Le fotografie di Trani, sfuggendo a qualsiasi oleografia, rappresentano situazioni o addirittura racconti: sia che si tratti di nudi, di volti, di paesaggi, di scorci, di particolari. L'amore per le cose. L'amore per la gente, lo portano a riprendere solitudini, abbandoni, estasi, momenti di quiete e tutta una svariata gamma di stati d'animo. E le sue sono immagini che confermano due essenze dell'arte della fotografia La prima, tecnica, che un grande fotografo è anche un grande stampatore. La seconda - squisitamente di pochi - che si può fare del colore in bianco e nero.
Arnaldo Giuliani

"Quando dietro la macchina fotografica c'è Benedetto Trani, professionista che da 50 anni cattura immagini, emozioni e situazioni in mezzo mondo, le fotografie in bianco e nero diventano saggi, enciclopedie umanistiche, riflessioni...
Benedetto Trani racconta la donna con immagini che non sono solo intuitive, ma interiorizzate, che vogliono andare oltre il visibile e il raccontabile per arrivare dritte all'anima, alla sensibilità, alla cultura dell'arcipelago donna Trani non cede mai allo scontato, a quel voyeurismo tanto di moda quanto meschino, offensivo soprattutto per le donne. Trani non cede al mercato e con i suoi bianco e nero fa cultura, fa arte, diventa avvenirista, celebrando sentimenti e situazioni che non hanno età. Le sue fotografie sono anche cronaca priva di retorica, di arzigogoli, di interpretazioni di parte. Insomma da Benedetto Trani non si ricevono soltanto lezioni tecniche, ma emozioni realmente culturali e umanistiche e di conseguenza, artistiche."
B.L.

"Le lusinghiere espressioni di consenso critico ed artistico che, nel corso di mezzo secolo e più, hanno stigmatizzato l'opera di Benedetto Trani non danno, ancora oggi, il senso pieno della profonda umanità e dell'infinita gamma di sentimenti che egli, da sempre, esprime attraverso l'incessante lavorio della sua macchina fotografica. Che diventa bulino, pennello, scalpello d'artista che crea l'opera. Perché le immagini che Trani coglie con lo sguardo dell'anima, piuttosto che con l'obbiettivo - e siano esse immagini di paesaggi o di volti - escono dalla camera oscura già in sembianza di quadri, di opere d'arte da ammirare, nell'immediata emozione che subito suscitano.
Un risultato raggiunto, oltre al talento innato, nel cogliere l'attimo "essenziale", con certosina pazienza durante il percorso lungo e tormentato e gioioso della sua vita di fotografo-cronista, di appassionato artigiano del grandangolo, di raffinato e sensibile analista della realtà in ogni sua sfaccettatura; quasi uno zoom umano permanente, fissato a cogliere l'altrui animo, ma senza invadere mai; senza disturbare o arrecare disagio." Valeria Dentamaro
"Chi profeta che scienza e tecnica siano tomba dell'arte evidentemente non ha compreso che l'animo umano ha delle esigenze che mai la tecnica e la scienza potranno soddisfare. Semmai avviene il contrario, cioè che esse possano servire alla espressione artistica.
Così è accaduto per la fotografia, la quale non ha ucciso la pittura, ma le ha offerto un nuovo mezzo. Già la camera ottica aiutava i "vedutisti" del Settecento (Canaletto compreso) ad inquadrare il mondo visivo; oggi la macchina fotografica nulla crea da sola, ma soltanto offre all'artista un mezzo sensibilissimo nel bene e nel male, per cogliere la realtà, in mezzo alla quale tutti noi viviamo, quella porzione di umanità, ch'egli solo vede e fa propria e intende proporre alla nostra attenzione e al nostro dialogo. Conoscenza perfetta del mezzo e tanta carica umana dentro: e poi via!
Così nasce Benedetto Trani, così fioriscono quelle sue immagini, figure e paesaggi visti in quel modo, in quel preciso momento, irripetibili. II mondo che ci circonda, gli esseri che ci vivono accanto, perdono ogni "quotidianità"- se così posso dire- per diventare suggestioni, eventi, sentimento.
La macchina da presa è per lui strumento, solo strumento, così come lo sono le tele e colori, lastre e inchiostri per il pittore o per l'incisore. Parlo di inchiostri perché anche Trani ci offre una serie di creazioni in bianco e nero, le più difficili e sottili, sia per realizzarle che per comprenderle. II bianco e nero ha i suoi toni e mezzi toni, con essi gioca l'artista con essi avviene il passaggio da un fatto visivo all'evento della coscienza La fotografia diventa forma visiva di un contenuto interiore, cioè arte. Il sottile intreccio degli elementi visivi, come una musica senza parole, diventa messaggio, partecipazione alla vita interiore.
Così scopriamo che le immagini dal vero di Trani sono in verità delle invenzioni dove l'umanità, senza drammi apparenti, vive vicende talora inquiete e laceranti, altre volte serene e commosse ma sempre discrete e dove il paesaggio ci offre addirittura il suono dello spazio terrestre e il mistero dell'infinito".
Pietro Zampetti

"Umanità di Benedetto Trani": potrebbe essere, questa, la formula con cui sintetizzare l'opera di questo fotografo che, da oltre mezzo secolo, usa il mezzo fotografico nelle sue molteplici possibilità: espressive, documentarie e, soprattutto, artistiche.
"Umanità" da intendere in senso oggettivo e soggettivo, per dire, cioè, che Tranì ha, nella sua carriera tanto lunga quanto apprezzata, costantemente avuto di mira l'infinita varietà che caratterizza la gente, e questa ricerca della diversificata umanità è stata fatta con grande senso di umanità da parte dell'artista: ne è venuta fuori un'opera che - nella estrema differenziazione di volti, di corpi, di particolari somatici, nonché di condizioni, di situazioni, di stati d'animo - è profondamente unitaria, in quanto tutta pervasa da un forte sentimento di partecipazione. Pertanto ci sembra legittimo affermare che Trani con la sua produzione è riuscito a dare una testimonianza, che ha un duplice significato: estetico ed etico, nel senso che, insieme con un elevato valore artistico, le sue foto presentano un non minore valore umano, costituendo una documentazione dell'umanità di sempre incarnata nella umanità di oggi.
Si badi: questo amore che Trani porta per l'umanità - e che trova alta espressione nei ritratti -è sorretto da un virile sentimento, che nulla concede al sentimentalismo o al populismo. II registro di Trani ha una straordinaria ampiezza dal momento che la sua ricerca iconografica comprende paesaggi e figure e, per limitarci a quest'ultime, non si restringe ad alcuni casi, perché della vita coglie le variegate forme: dalla solitudine dolente alla sensualità vitalistica, dalla fisicità più coinvolgente alla interiorità più intensa" dal dolore all'amore nelle loro molteplici espressioni e metafore.
Le innumerevoli sfumature della sofferenza e della melanconia, della gioia e del piacere, della concentrazione e della estroversione, hanno trovato in Trani un cantore, che, a parte qualche propensione all'enfasi, risulta di grande efficacia: sia sul piano esistenziale che su quello poetico. Ne sono prova, a parer nostro, non tanto i "nudi", così cari a Trani" quanto i ritratti di personaggi noti o ignoti: pensiamo - solo per fare qualche nome - ai ritratti di Caglini e Sgostinelli o certi volti femminili : di grande intensità e coinvolgimento.
Potremmo allora dire - per riprendere l'indicazione iniziale- che le cose migliori di Trani sono quelle che nascono dall'incontro con l'umanità dell'Artista con la quotidiana avventura dell'umanità dei nostri giorni: La mediazione è favorita da una grande perizia tecnica, che viene a Trani da un'intera vita a contatto con la macchina fotografica, anche se a volte proprio questa grande padronanza ci sembra che porti Trani a privilegiare la sperimentazione tecnica o a ricercare il risultato ad effetto; in questi casi, la bravura è innegabile, ma il prodotto dal punto di vista estetico si caratterizza per un eccesso di artificiosità o narrativa. Tuttavia questo, in genere, è evitato, e allora abbiamo il Trani migliore: quello che si lascia coinvolgere e sa coinvolgere. Allora la sua macchina fotografica riesce a fissare momenti di ordinaria quotidianità con straordinaria incisività, e il risultato riesce, senza enfasi (proprio perché senza enfasi) a portare alla luce il senso di un'interrogazione profonda che trova nella fotografia modalità espressive inedite di grande valore artistico.
fonte Giancarlo Galeazzi

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